venerdì 3 agosto 2012


ORAZIO
Odi, IV, 7


Sciolte le nevi, verdi di nuovo i prati,
fogliame sugli alberi. La terra
rimuta pelle, le acque tornano
basse nei loro argini -

in danze con sorelle e miti, la nuda Grazia.
Non sei immortale, dice il tempo, l'ora
che rabida ruba il giorno.

Nelle brezze il gelo si fa mite e una labile
estate fuga la primavera -
ma appena l'autunno
avrà sciorinato i suoi frutti,
smorte brume, ed ecco inverno!

La ruota veloce delle lune smorza
le furie del cielo; noi, piombati
là dove sono, con Enea, gli avi,
ci disfa polvere ed ombra.

Chi sa se a quest'oggi già consumato
un qualche dio sommerà il domani?
Alla mano rapace di chi eredita
sfuggono solo le cose che ti sarai
donato, amabilmente:

morto, nella solenne sentenza di Minosse,
non invocare, Torquato - a ridarti
la vita - il lignaggio, l’essere stato
giusto, o facondo:
Diana non sottrae al buio inferno
il casto Ippolito, Teseo
non può spezzare le catene letee,
riavere Piritoo.
trad. di Angiolo Bandinelli
***

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