giovedì 15 maggio 2014


IL PANTHEON DEL LAICO


Il laicista è simile, senza che lui lo voglia, al clericale cui si contrappone e che risolutamente combatte. Il clericale, o magari solo il credente, crede (appunto) nei Santi, ne sfoglia e venera l'elenco, ne ha uno per ogni occasione; nella lunga stagione del suo protagonismo culturale, il laicista ha eretto a sua volta un bel Pantheon di figure di rilievo sociale ed umano - eccellenze etiche, culturali, ecc. - che qualcosa a che fare con gli altari e le immagini dei Santi ce l'ha. Mi pare sia stato l'illuminismo a diffondere la fede nella virtù pedagogica del personaggio illustre e a promuovere, in questa cornice di nuova "religione civile", l'intitolazione di strade e piazze (ma anche di monumenti) a cotante figure. A Roma, mi fa sempre senso scoprire la statua del personaggio polemicamente eretta dopo il 1870 - tipico, il Giordano Bruno di Campo de' Fiori - fianco a fianco della statua o l'immaginetta del Santo o della Madonna, in una mutua rincorsa a strappare la riverenza - se non la reverenza -  del passante.

Il laico, come non ha santi non dovrebbe avere personaggi da specialmente ossequiare. Però giorni fa, sfogliando un giornale, mi sono soffermato un po' dinanzi alle immagini di quattro figure per le quali mi è venuto spontaneo un sentimento di rispetto e che ho collocato subito in un personale, simbolico Pantheon. Erano i ritrattini di Jean Jacques Rousseau, di Johann Heinrich Pestalozzi, di Friedrich Fröbel e di Maria Montessori, ricordati per la loro attività di pedagogisti: Rousseau per l'"Emile", Pestalozzi, Fröbel e la Montessori per le loro idee innovative e e per i loro sforzi intesi a realizzare istituzioni dove applicarle.  Cosa hanno i comune questi educatori, cosa mi ha fatto pensare a loro come benefattori dell'umanità? In un modo o nell'altro, tutti e quattro hanno cercato di sviluppare una idea di educazione libera e liberatrice, affidata alla spontaneità della natura, nella fiducia che le capacità e possibilità dell'uomo tendano al bene, e che tali capacità e possibilità debbano aessere stimolate con una educazione aperta, non punitiva. Le idee dei quattro furono avversate dalle politiche, dalle abitudini, dalle chiese dei loro tempi. Ancora da ragazzino, ricordo come i neonati venissero fasciati strettamente, un po' come il bambinello dell'Aracoeli, contravvenendo all'intuizione e predicazione rousseuiana di lasciar libere da costrizioni e sostegni le gambette del neonato.

Via via, Pestalozzi, Fröbel e Montessori introdussero nell'educazine concetti che quella intuizione rousseuiana riprendevano e ampliavano: l'educazione, per loro, deve essere educazione alla libertà e nella libertà. Fröbel ideò quell'istituzione straordinaria che è il Kindergarten, dove il bambino è lasciato libero di esprimere il proprio mondo interiore, non attraverso il linguaggio ma attraverso il gioco. L’educazione del bambino è celebrazione ed esaltazione dell’autonomia spirituale dell’essere umano che quegli già è in nuce. Il Kindergarten, la scuola-giardino, è il luogo in cui l'infanzia, similmente a una pianta, cresce e si sviluppa secondo le sue necessità interiori. Il gioco è stimolato da materiali e attività attentamente scelti nel loro significato pedagogico. Per i più piccoli Fröbel ideò i doni, oggetti di legno offerti al bambino per indurlo alla scoperta della realtà e di se stesso: una palla, una sfera, un cubo, un cilindro, forme adeguate, nel loro semplice geometrismo, a stimolare le potenzialità del bambino: l' osservazione, l'esercizio tattile, la separazione e la ricostruzione di dati elementari. Ne "L'Educazione dell'uomo" (1826), Fröbel sviluppa le riflessioni di Pestalozzi sui concetti educativi di spontaneità e intuizione e il misticismo dei filosofi suoi contemporanei. Maria Montessori (ma anche due altre figure dimenticate, le sorelle Agazzi) si rifaranno a lui. Per questi pedagogisti, l'uomo non sarà "ideologicamente" buono, non sarà necessariamente il "buon selvaggio" di Rousseau, ma l'educazione può e deve cogliere e sviluppare i germi delle sue qualità positive. Siamo alle soglie dell'etica della responsabilità. Da Rousseau a Fröbel a Maria Montessori corre un lungo sottile filo, la sostanziale fiducia nell'uomo, non più visto come l'erede e il portatore della colpa primigenia di Adamo. Adamo espia con il lavoro quella colpa, Fröbel cerca di assimilare il lavoro al gioco originario e, reciprocamente, ne scava la forza salvifica, non impone l'aspetto della pena. In definitiva, da Rousseau alla Montessori si dispiega una sorta di permanente rivoluzione dell'umano, un aspetto dell'illuminismo che a volte è in pieno contrasto con altri aspetti, pur anch'essi propri di quel grande movimento culturale: quelli da cui nasce l'etica dello Stato, la morale istituzionalizzata e la stessa "religione civile", che può ammettere, o richiedere, una statua commemorativa ma solo per figure non socialmente antagoniste. Poi magari ci sono eccezioni: ma volete mettere a confronto l'angusta e corta Via Montessori, relegata al quartiere Trionfale, con l'immenso viale Palmiro Togliatti?

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