ROBERT LOWELL
(Boston, 1917-1977)
traduzione di Angiolo Bandinelli
IL
FRATELLO DI LEI, MORTO
Il
Leone di S. Marco sullo scudo invetriato
della
finestra s'accende, mentre la notte
incanta
chiglie oscillanti ai suoi terrori
e
oscura
i
tuoi occhi lontani, arsi dal vento -
ahi!,
il
tuo ritratto, nella ritorta cornice d'alpacca,
specchia
il tramonto come un drago. Resta
luce
quanto basta a vederti, tra la patina.
Donare
la
vita t'ha più stretto agli amici;
sì,
ti ha portato a casa. Quel che finisce è bene:
Achille,
morto, è più grande che vivo;
ti
ho in mente come avrei voluto vivessi,
un
ibernante drago. Troppo breve l'estate,
quando
andavamo ai picnic coi binocoli
e
le Guide in legature rinsecchite, lassù al Forte
sullo scabro Sheepscot ( gli aironi, e sui pendii
le
cicute) a scrutare gli uccelli. Quell'idillio
ti
riporto, Fratello. O fu anche altro?
Ricordi
le cavalcate, quando di sprone
sventrasti
quella
biscia di un metro, tra i ginepri?
Babbo
la spiaccicò alla neviera, sulla porta.
Poi
tu crescesti; ti abbandonai a te stesso.
Dimenticheremo
il ventitré d'agosto
-
mamma e le cameriere in auto a Stowe
e
le lievi tendine giù tirate, basse
che
alcuno ci vedesse; né afferrasse
la
tua parola sibilante, falsa
come Cressida. Espìino le nostre morti:
le
dita, sulla tua dragona, vivono
e
Speranza, che con la grazia offusca
la
mia chiarezza, s'ancorerà alle strette
della
tua faccia.
La
Packard di mio marito! Il viale
stride...
II
Il
ghiaccio fonde, la marea ne trascina
i
blocchi contro le lance che sciabordano
sotto
gli incrociatori - la flotta di mio fratello.
Il
gas esce dai becchi del fornello, appanna
il
volto sulla bottiglia che racchiude
la
"Strega d'Acqua", il canotto
che
mio fratello incagliò e abbandonò
a
rodersi
il
cuore presso il Faro di Boston.
Fratello,
io
t'ho serbato, lì, nella neviera
della mia mente -
si
scioglie il ghiaccio...le nostre dita si serrano
sopra
la barra. Sbandiamo nella schiuma,
le
nostre vele - lo spinnaker, la randa -
dicono
i colori d'arcobaleno; ma s'afflosciano
se
cade il vento, e la boa si allontana...
Il
suo bastone ticchetta alla soglia del mulino,
sfrega
un cerino, un altro, un altro ancora -
oscuro
il Signore, ed è Santo il Suo nome;
per
le mie mani, nelle Sue! I fornelli
cantano
come teiera, il nickel specchia
la
tua squadriglia al Pontile Stigio.
Fratello,
la
rada! Gli incrociatori silurati in fiamme,
i
riflettori delle lance guizzano
tutto
intorno ai bersagli. Tu sei nero. Gridi
con
la destra spezzata chiusa a coppa. Sì,
il
tuo fischio
tra
lo scroscio dell'acqua: presto, il ghiaccio
si
scioglie!
Il
vento muore nelle vele. Fu una corsa
a
fil di vento - ma la nostra vela
è
ora parte di morte. Fratello,
una
città del New England è morte e incesto
e
vidi tutto. Dissi:
la
vita, io la posseggo. Fratello, il cuore mio
corre
verso spazi marini - noi siamo senza fiato.
Da
"Poems, 1938-1949
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