domenica 27 gennaio 2013


Pirandello, Cecov e il piccolo-borghese che è in noi, nel momento in cui ci accorgiamo di esserlo. Il piccolo-borghese è un impasto necessario, esistenziale, di frustrazioni che il proletario non conosce ma che neppure l'aristocratico avverte. Il proletario è costretto, l'aristocratico è legato a un ruolo specifico: il primo ne è oppresso, il secondo se ne fa un principio, se non un dovere. Il borghese è, per definizione, legato ad una funzione, e questa funzione è legata strettamente al denaro, al possesso o maneggio del denaro. Se la funzione lo soddisfa, se il denaro è molto, bene; se invece il denaro è scarso e la funzione è non soddisfacente, il borghese è frustrato. Un principe è un principe anche in miseria, e può guardare dall'alto in basso il borghese qualsiasi che gli sta davanti. Un borghese polveroso e malvestito si sente, oltre ad essere, miserabile. Da questa sua frustrazione si può anche vendicare, sovvertendo il mondo, cioè le funzioni del mondo, costitutive del mondo.

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