Pirandello,
Cecov e il piccolo-borghese che è in noi, nel momento in cui ci
accorgiamo di esserlo. Il piccolo-borghese è un impasto necessario,
esistenziale, di frustrazioni che il proletario non conosce ma che
neppure l'aristocratico avverte. Il proletario è costretto,
l'aristocratico è legato a un ruolo specifico: il primo ne è
oppresso, il secondo se ne fa un principio, se non un dovere. Il
borghese è, per definizione, legato ad una funzione, e questa
funzione è legata strettamente al denaro, al possesso o maneggio del
denaro. Se la funzione lo soddisfa, se il denaro è molto, bene; se
invece il denaro è scarso e la funzione è non soddisfacente,
il borghese è frustrato. Un principe è un principe anche in
miseria, e può guardare dall'alto in basso il borghese qualsiasi che
gli sta davanti. Un borghese polveroso e malvestito si sente, oltre
ad essere, miserabile. Da questa sua frustrazione si può anche
vendicare, sovvertendo il mondo, cioè le funzioni del mondo,
costitutive del mondo.
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