domenica 1 settembre 2013


SIAMO UN'ISOLA ASSEDIATA DAI MAROSI
(da "Il Foglio")

Leggo il “Documento n. 9”, compilato dal Comitato Centrale dell'Ufficio Generale del partito cinese. Lo conoscete, i giornali hanno ampiamente diffuso la stringata lista dei “sette pericoli” (in cinese: "Qi bujiang") ai quali ogni buon cinese dovrà opporre un secco rifiuto perché, se non efficacemente combattuti, potrebbero insidiare la solidità del sistema politico del paese. E' una filza di "no": 1) No alla democrazia basata sulla Costituzione; anzi - per maggior chiarezza - alla democrazia “occidentale”;  2) No ai valori occidentali, quelli che si definiscono “universali”; 3) No alle libertà individuali esercitate senza controllo; 4) No alla libertà di stampa, che mette a rischio il partito e il govero; 5) No alla presenza della società civile nella vita politica; 6) No al libero mercato e alla riduzione della presenza dello stato nell'economia; 7) No alle critiche sul passato del partito comunista, perché sono critiche “nichiliste”. E' probabile che il documento, ufficialmente ancora "segreto" anche se filtrato fuori, certo non a caso, dai cassetti del partito, sia rivolto soprattutto all'interno, come strumento di lotta contro i tentativi riformatori che sembrano serpeggiare qua e là, perfino nel mondo dei giornalisti.  Il documento ammonisce: il tentativo di introdurre questi disvalori in Cina non può essere altro che il frutto avvelenato di un complotto “occidentale”.

Avete ormai capito perché mi è sembrato interessante riproporre questo testo. Qual'è, al di là della casistica degli errori o dei "peccati" enumerativi, il nemico che ogni buon cinese dovrà combattere? In una sola parola: è l'occidente. L'occidente apertamente additato - senza bisogno di ricorrere alle categorie spengleriane o heideggeriane che dopo tutto sono,  anche esse formule del pensiero occidentale -  come la negatività assoluta, il male dal quale è necessario star lontani. Mi fa un certo effetto: è come se vedessi il mondo di sotto in su oppure attraverso un canocchiale capovolto, che rimpicciolisca invece di ingrandire. Non c'è da scherzare, non è un fatto marginale: questa visione è ormai propria di miliardi di uomini e donne, forse della maggioranza della popolazione del globo.

Ah, l'occidente! Di fronte a questa provocazione, che spara nel mucchio di tutti i nostri valori, bisogna assolutamente fare quadrato. Bisogna, anzi, reagire: perché, a dispetto di provocazioni, insulti, denigrazioni, equivoci, vere e proprie aggressioni (come quelle cinesi), alla fine non si può non  apprezzare ed amare  storia e vicende di questo luogo - dello spirito prima che geografico - che lega assieme America ed Europa in un destino identitario comune. Da laico non fanatico o spocchioso, riconosco volentieri che i valori che hanno formato e informato l'occidente sono il mix di storie e vicende ben identificate, dalla grecità al cristianesimo fino a quella superba romanità che ha consentito  - grazie a quello “ius soli” che consentì a san Paolo, a differenza di san Pietro, di venir giudicato da un tribunale romano e di scampare l'ignominia della croce; e per buon peso mettiamoci anche l'apporto dei cosiddetti barbari, i germani e slavi penetrati nei confini dall'antico impero di Roma apportandovi ricchezze ideali troppo a lungo ignorate o misconosciute.Le storie di Cina e India sopraggiungono dall'esterno, e vengono assorbite, quando piace all'occidente che questo accada. Questo mix è stata la culla dei valori che ancor oggi significano qualcosa in qualunque parte del mondo e che hanno come loro grandioso prodotto finale il laico relativismo, l'universalità del diritto. Proprio ciò cui la Cina iuntende opporsi.

Ma non è solo la Cina che si oppone all'introduzione dell'occidente e dei suoi valori. Putin condanna ogni progetto pro-gay e limita fortemente l'esercizio delle libertà fondamentali. In medio Oriente gli estremisti islamici - con qualunque nome li etichettiamo il risultato non cambia - aggrediscono le donne che non vogliono indossare il velo, uccidono i gay, negano il diritto in quanto diritto richiamandosi ad un legge, la “sharia”, cui sono estranee le istituzioni democratiche, rappresentative. In questo deprimente quadro, l'occidente appare come un'isola circondata da marosi inquietanti, minacciosi. Talvolta, tra i suoi abitanti, può presentarsi la paura che prima o poi questi marosi sovrastino ogni barriera ed ostacolo e sommergano l'isola. Nel terrore di essere sopraffatti, molti di costoro si agitano chiedendo che in alcun modo si conceda un spiraglio al dilagare delle acque. Leggevo tempo fa su questo giornale la lettera angosciata di un lettore che constatava come in Inghilterra il nome più diffuso sia ormai “Muhammad”. Si guarda con preoccupazione all'esempio di Manchester, la città inglese nella quale convivono più di duecento etnie, con relative credenze, costrumi e religioni diverse. Vi sono paure che hanno un fondamento rispettabile, ma l'occidente è (e deve essere) esattamente quello che la Cina ufficiale condanna: la terra - il sogno? - del relativismo laico. La Cina non conquisterà mai con le armi l'occidente: vogliamo che lo colonializzi con i suoi fondamentalismi? 5148

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