F R A M M E N T O
La stazione di vetri e
plastica verde era, nel buio che la circondava - il buio dei binari e della
notte - luminosa ma fredda. La gente che vi si muoveva sembrava
cercasse qualcosa, ma non sapeva esattamente cosa: poteva attardarsi, minutamente indecisa a soppesare i prezzi del buffet, o girarsi attorno in
attesa del compagno (o della compagna) in ritardo perché recatosi (o
recatasi) alle toilettes: c'era un nero dalla testa scultorea incappucciato
in un berretto di lana da sciatore, blu come la cornea dei suoi occhi
e sporco di polvere e fuliggine color terra come la sua pelle, c'era una
donna con i capelli rossi come carote, ma proprio come carote - pensò
- di un colore vegetale che la faceva apparire demoniaca o fantastica, semplicemente aspettando che il cameriere dietro il banco le
porgesse ghiottamente il panino da tre euro con mortadella,
pomodoro, insalata e maionese messo a bruciare nel tostapane, e
intanto beveva la sua birra finché arrivasse
l’uomo che potesse riempirle la vita o almeno quella sera
domenicale, vuota come una borsa nera; c'erano il ragazzo e la ragazza seduti
al tavolo di marmo nero, impazienti, l’uno e l’altra, che l’altra
(o l’altro) facesse la prima mossa, il primo gesto, prendesse
insomma l’inizitiva per un incontro che era evidentemente
impossibile, stando alle lancette dell’orologio che rintoccavano
l’arrivo fulmineo dei treni-containers, dei treni-navetta, dei
treni-commuters, dei treni affollati di tutte le periferie
domenicali... l’attesa era spezzata dal tintinnio dei piattini e delle tazze sul bancone dove il barista li
lanciava velocemente davanti agli avventori dalle voci smozzicate, dal sorriso perduto.
Lui si
avvicinò a uno dei tavoli in marmo, fece scivolare dalla
schiena lo zaino canadese e lo appoggiò al lungo sedile di legno,
spingendolo fino in fondo finché quello
toccò il muro, poi si
passò da una mano all’altra il sacchetto di plastica dalla forma
squadrata e lo depositò sul tavolo spingendo anche
questo verso il muro, infine si sedette alla panca e appoggiò i
gomiti al marmo e si dispose evidentemente anche lui ad una qualche attesa : ma prima
sistemò con la mano lo zaino, scostò e abbassò i lembi del
sacchetto di plastica dalle forme squadrate e regolari, scoprendone
il contenuto consistente in una cassetta di legno lucido, marrone,
approssimativamente cubica, ma un po’ più alta che lunga, e con
una targhetta di bronzo sulla faccia superiore - una scritta che
doveva essere ben nota al giovane, che infatti si limitò a passarle
sopra, leggermente, la mano destra, come a spolverarla. Con l’altra
si teneva il mento, e la testa appoggiata pesante, come fosse in
attesa, anch’essa...
...si guardò intorno,
nella sala-buffet della stazione dove è appena sceso dall’ultimo
treno-navetta. Con lui sono arrivati molti altri viaggiatori, per lo più
giovani, indossanti giacconi di pelle di pecora con il vello che esce
dal fondo della maniche e si arriccia intorno al collo come i
giubbotti degli aviatori americani della guerra mondiale...
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