RADICALI
A SAN PANTALEO
Il
tempo delle azioni
che
("Lo facciamo noi")
ci
usura, ci stanca, ci arrazza,
ci
polisce ed ecco brilliamo
stupefatti,
tutti belli orgogliosi
di
noi stessi, nudini nudini,
si
arresta adesso, e folgora:
"Un
mese fa, m'hanno letteralmente spogliato.
Ero
partito per un viaggetto
(l'occasione
è destino, ma però):
rientrati
in casa, una borsetta
lucente
in terra, soldi sparpagliati
che
ti ci sei buttata sopra. A scompisciarmi
-
che ne volevi cavare! -
ma
sai, mi ci hai fatto divertire.
Poi,
dài a litigare con la polizia
quando
invece di indagare sul misfatto
mi
inquisì, su due piedi, attorno al mio
stato
civile, su me e te."
Voi,
mo', ridete. Va bene. Ma che altro
ci
rappresenta il tempo
che
viviamo
e
la spesa
spicciola
e controversa
che
tu, io, ne facciamo
con
il nostro concionare
quando
ci convochiamo
disutili
a noi e al mondo
per
fuori uscirne, a prova?
Sarà
anche il nostro scontento,
io
non lo nego. Ed ora
in
questo luogo puro,
tra
contrasti, rilassatezze,
ci
ritroviamo daccapo a inventare
a
Capodanno qualche tiro
"Il
papa alza le braccia
sulla
stampa bruciata:
tutto
è mondo, tutto è Mondo".
Allora,
Massimo invia
-
un poco per ripicca -
lettere
d'America. False
se
badi al timbro, al tono
gne
gne e brodolone
e
contengono tanta zavorra
ma
sono vere, vere, vere
perché,
me lo sai dire di che
sono
fatte (e da lontano, pensa)
se
non delle parole inventate
se
non dei discorsi promossi
qui,
ogni sera rasposa;
ogni
tanto - davvero
ogni
tanto - scassato
dalle
opposte fazioni
di
amanti e di amati
(violenze
che non cedono,
uniche
durano, avvinte)
minaccia
di piombare
un
vaso dalla terrazza.
Un
fiore scivola giù sulla strada:
"Ma
sì! ma no! ma sì! ma no! ma sì".
1971
ca.
Nessun commento:
Posta un commento