martedì 20 novembre 2012




RADICALI A SAN PANTALEO


Il tempo delle azioni
che ("Lo facciamo noi")
ci usura, ci stanca, ci arrazza,
ci polisce ed ecco brilliamo
stupefatti, tutti belli orgogliosi
di noi stessi, nudini nudini,

si arresta adesso, e folgora:
"Un mese fa, m'hanno letteralmente spogliato.
Ero partito per un viaggetto
(l'occasione è destino, ma però):
rientrati in casa, una borsetta
lucente in terra, soldi sparpagliati
che ti ci sei buttata sopra. A scompisciarmi
- che ne volevi cavare! -
ma sai, mi ci hai fatto divertire.

Poi, dài a litigare con la polizia
quando invece di indagare sul misfatto
mi inquisì, su due piedi, attorno al mio
stato civile, su me e te."

Voi, mo', ridete. Va bene. Ma che altro
ci rappresenta il tempo
che viviamo
e la spesa
spicciola e controversa
che tu, io, ne facciamo
con il nostro concionare
quando ci convochiamo
disutili a noi e al mondo
per fuori uscirne, a prova?

Sarà anche il nostro scontento,
io non lo nego. Ed ora
in questo luogo puro,
tra contrasti, rilassatezze,
ci ritroviamo daccapo a inventare
a Capodanno qualche tiro
"Il papa alza le braccia
sulla stampa bruciata:
tutto è mondo, tutto è Mondo".

Allora, Massimo invia
- un poco per ripicca -
lettere d'America. False
se badi al timbro, al tono
gne gne e brodolone
e contengono tanta zavorra
ma sono vere, vere, vere

perché, me lo sai dire di che
sono fatte (e da lontano, pensa)
se non delle parole inventate
se non dei discorsi promossi
qui, ogni sera rasposa;

ogni tanto - davvero
ogni tanto - scassato
dalle opposte fazioni
di amanti e di amati
(violenze che non cedono,
uniche durano, avvinte)
minaccia di piombare
un vaso dalla terrazza.

Un fiore scivola giù sulla strada:
"Ma sì! ma no! ma sì! ma no! ma sì".


1971 ca.

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